Gabriele Mirabassi Clarinetto
Guinga Chitarra
Graffiando Vento
€16,00
Tracklist
- choro pro zé 5:41
- picotado 2:28
- valsa pra leila 4:34
- vo alfredo 1:52
- rasgando seda 3:02
- baiao de lacan 4:14
- exasperada 5:00
- por tras de bras de pina 2:38
- cine baronesa 5:50
- canibaile 3:05
- constance 4:11
- par constante 5:43
Artisti
Etichetta
EGEA Records (SCA 107)
Anno
2004
Graffiando vento passa in rassegna alcuni celebri temi di Guinga degli ultimi dieci anni riletti dal magico e straordinario clarinetto di Mirabassi in un gioco continuo di altissima levatura. Tuffatevi in questo lavoro, abbandonatevi a queste note e sarete davvero stregati dalla bravura eccelsa di Mirabassi e dalle composizioni stellari di Guinga.
Paolo De Bernardin
Il mio rapporto con la musica brasiliana comincia con un innamoramento adolescenziale per Egberto Gismonti, nella cui musica mi ha sempre colpito la mancanza di frattura tra il registro popolare e quello colto (del resto questa è la caratteristica della cultura sudamericana della seconda metà del secolo, basti pensare a Garcia-Marquez, Amado e Galeano). A quell’epoca ero con tutte e due le scarpe dentro la scena della musica contemporanea colta europea, e incrociare quella via tropicale al camerismo e alla complessità strutturale della nuova musica ha rappresentato per me un autentico shock. Sotto questa luce ho vissuto il primo lavoro che ho fatto con un brasiliano, il disco Velho retrato in duo col grande chitarrista classico (ma allo stesso tempo brasilianissimo) Sergio Assad. Per inciso è stato attraverso questo lavoro che Guinga mi ha conosciuto e che io ho contratto la malattia del Brasile musicale.
Qualche anno dopo ho infatti riletto in un disco che si chiama Uno a zero lo choro di Pixinguinha, scoperto proprio tramite Assad. Con Guinga questo percorso ha raggiunto la quadratura del cerchio. Parlando con lui ho avuto la conferma che quel continente musicale si fonda proprio su questo presupposto. Guinga fa risalire infatti la definizione di una poetica musicale specificatamente brasiliana all’opera di tre autori: Villa-Lobos, Pixinguinha e Jobim. Ecco che le categoria colto/popolare scompaiono e si fondono nell’aggettivo “brasiliano”. E questa è anche la chiave profonda (a mio modesto parere) per la comprensione della musica di Mestre Guinga.
Gabriele Mirabassi, dal booklet del disco
Graffiando vento passa in rassegna alcuni celebri temi di Guinga degli ultimi dieci anni riletti dal magico e straordinario clarinetto di Mirabassi in un gioco continuo di altissima levatura. Tuffatevi in questo lavoro, abbandonatevi a queste note e sarete davvero stregati dalla bravura eccelsa di Mirabassi e dalle composizioni stellari di Guinga.
Paolo De Bernardin
Il mio rapporto con la musica brasiliana comincia con un innamoramento adolescenziale per Egberto Gismonti, nella cui musica mi ha sempre colpito la mancanza di frattura tra il registro popolare e quello colto (del resto questa è la caratteristica della cultura sudamericana della seconda metà del secolo, basti pensare a Garcia-Marquez, Amado e Galeano). A quell’epoca ero con tutte e due le scarpe dentro la scena della musica contemporanea colta europea, e incrociare quella via tropicale al camerismo e alla complessità strutturale della nuova musica ha rappresentato per me un autentico shock. Sotto questa luce ho vissuto il primo lavoro che ho fatto con un brasiliano, il disco Velho retrato in duo col grande chitarrista classico (ma allo stesso tempo brasilianissimo) Sergio Assad. Per inciso è stato attraverso questo lavoro che Guinga mi ha conosciuto e che io ho contratto la malattia del Brasile musicale.
Qualche anno dopo ho infatti riletto in un disco che si chiama Uno a zero lo choro di Pixinguinha, scoperto proprio tramite Assad. Con Guinga questo percorso ha raggiunto la quadratura del cerchio. Parlando con lui ho avuto la conferma che quel continente musicale si fonda proprio su questo presupposto. Guinga fa risalire infatti la definizione di una poetica musicale specificatamente brasiliana all’opera di tre autori: Villa-Lobos, Pixinguinha e Jobim. Ecco che le categoria colto/popolare scompaiono e si fondono nell’aggettivo “brasiliano”. E questa è anche la chiave profonda (a mio modesto parere) per la comprensione della musica di Mestre Guinga.
Gabriele Mirabassi, dal booklet del disco