Con Parlami di me Cristina Zavalloni entra nel cinema con un disco semplice e sublime dedicato alle canzoni di Nino Rota. Non quindi una rilettura di celebri musiche ma un vero e proprio viaggio nella canzone, nei testi che per molte di queste musiche sono stati scritti. Come per Canzone arrabbiata, sentito omaggio a Lina Wertmüller o la stessa Parlami di me, brano che dà il titolo all’album, su testo di quel geniale autore di varietà – nonché autore di grandi successi non solo per Mina – che fu Antonio Amurri.
In questo disco Cristina e il ClaraEnsemble che la accompagna, giocano con la musica di Nino Rota, questo immenso maestro e visionario del suono per immagini, disegnando undici momenti indimenticabili che ci fanno tornare a un tempo mitico del cinema ma anche all’oggi delle nostre vite perché queste musiche ci scaldano ancora di emozione risvegliando ricordi.
Lei è la maga Circe che intona la Canzone arrabbiata, la donna ragazzina che gioca con le immagini della donna nel tempo e finisce per mangiare la Pappa col pomodoro: rilegge, con la sua sensibilità artistica moderna, quelle tante figure di donna nel tempo che cambiano colore. Come a dire, vi racconto ora di un femminile in proporzioni diverse: a tratti cangiante, liquido, contraddittorio. Come il tempo di una donna madre e figlia nello stesso momento. È frattale il femminile, così lo definisce Cristina, come fosse un polo che si connette ad altre ramificazioni.
Canzoni italiane, popolari e neoclassiche, raffinate, eleganti: una certa idea dell’Italia messa magistralmente in musica, come il cinema di quegli anni ha saputo raccontare.
“Se ti insegue la nostalgia non passare da questa via”, canta nel tema de La dolce vita. E ci mette la faccia, poi, nell’unica canzone scritta da lei integralmente, come a riannodare il filo di un lungo discorso: Prova tu.
Cristiano Arcelli ha scritto gli arrangiamenti. Cristina ha battezzato i toni e la scelta dei brani; ne è uscito un colore di donna sobrio, un gioco sottile sull’illusione della percezione di noi stesse: ora dimmi tu chi sono veramente, come a renderci l’immagine che di noi ha il mondo fuori, immagine del nostro femminile che a volte non riusciamo a mettere realmente a fuoco da sole, o da soli.
È il cinema che fa da sfondo e da scenario a tutto questo lavoro, la stessa illusione che attraversa parte del Neorealismo: un gioco lucido, con sottofondo amaro, qui reso da canzoni con testi potenti e meravigliosi battezzate da Fellini, Visconti, Wertmuller, Zeffirelli…