“Quest’opera è divisa in cinque dipinti musicali d’ispirazione mediterranea. Ho cercato con l’orchestrazione di riprodurre l’oro dei fondali bizantini, fondendo il timbro degli ottoni con la celesta, il mandolino, il clavicembalo e l’arpa; accostando il suono dei legni e degli archi ho mimato gli accordi di colore, semplici, essenziali e infallibili, di anonimi pittori ortodossi, dei miniaturisti armeni, di Andrei Rublev. I passi biblici, che corredano tradizionalmente le sacre effigi ortodosse, sono tracciati sulla musica con l’ausilio del canto. Il coro e i solisti intonano alcuni dei passi più celebri del Nuovo Testamento, tratti dal Vangelo di Matteo e di Giovanni, nella lingua originale, tipica delle icone: il greco antico. Questi versi, cantati nella lingua in cui furono scritti, risuonano oggi come incomprensibili formule magiche – potenti come le parole della mamma per un neonato che non conosce alcuna lingua.
Nicola Segatta, dal libretto dell’opera