Claudio Brizi all’organo Migendt di C. Ph. E. Bach
I brani del disco, ad eccezione della Sonata BWV 526, sono trascrizioni di concerti di Vivaldi
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Claudio Brizi all’organo Migendt di C. Ph. E. Bach
I brani del disco, ad eccezione della Sonata BWV 526, sono trascrizioni di concerti di Vivaldi
Da: Antonio Vivaldi, Concerto RV 208 in re maggiore “Grosso Mogul”
Da: Antonio Vivaldi, RV 275 in mi minore
Da: Antonio Vivaldi, Concerto OP. III n. 8 RV 522 in la minore
Quadrivium (SCA 022)
1993
Sul finire del XVII secolo, i modi compositivi sviluppatisi in Italia, soprattutto sulla spinta apollinea di Arcangelo Corelli, assurgono ad ideale da imitare e perseguire e forniscono il modello che sarebbe diventato imperativo: il concerto nel “Gusto Italiano”. Le sue caratteristiche salienti sono chiarite da un’attenta lettura, critica ed etimologica, dei titoli di alcune raccolte a stampa di Antonio Vivaldi che, con “L’Estro Armonico” (op. III) e “Il Cimento dell’Armonia e dell’Invenzione” (op. VIII), sottolinea il continuo vagare (“La Stravaganza” op. IV) alla ricerca di nuovi equilibri formali e di estrose soluzioni strumentali nel rispetto dell’assunto grammaticale dato dalle leggi armoniche.
Il nuovo ideale – frutto, tra l’altro, della sconvolgente scoperta della funzione ritmica dell’armonia e di quella combinazione di “suonabilità” e “cantabilità” che determina il vantaggio ontologico della perfezione strumentale – si diffonde attraverso l’Europa per mezzo della circolazione di una gran quantità di manoscritti e pubblicazioni (per lo più provenienti dal frenetico centro editoriale di Amsterdam) o per contatto diretto con musicisti italiani o con virtuosi locali che hanno studiato in Italia.
Claudio Brizi, dal libretto del CD