Symphonia Perusina orchestra d’archi
Thomas Briccetti direttore
Tomaso Albinoni – 6 Sinfonie op. 2
€12,00
Tracklist
Sinfonia a 5 Op. 2 n. 1
- Grave e Adagio 2:30
- Allegro 2:09
- Adagio 2:10
- Allegro 1:50
Sinfonia a 5 Op. 2 n. 2
- Largo 2:47
- Allegro 2:07
- Grave 2:16
- Allegro 1:59
Sinfonia a 5 Op. 2 n. 3 Grave
- Allegro 1:51
- Adagio 2:12
- Adagio 1:36
- Allegro 2:37
Sinfonia a 5 Op. 2 n. 4
- Grave 2:08
- Allegro assai 2:18
- Adagio 1:31
- Allegro 1:59
Sinfonia a 5 Op. 2 n. 5
- Largo 2:13
- Allegro assai 2:25
- Grave 1:49
- Allegro 1:42
Sinfonia a 5 Op. 2 n. 6
- Adagio 1:50
- Allegro 2:34
- Grave 2:02
- Allegro 2:10
Artisti
Etichetta
Quadrivium (SCA 026)
Anno
1992
I sei lavori dell’opera 2 (detti Sinfonie o Sonate), oggetto di questa incisione, dimostrano in modo esemplare come Albinoni proprio all’inizio del XVIII secolo elabora una sorta di manifesto degli elementi che per due secoli ed oltre avrebbero posseduto validità normativa (come termini musicalmente “universali”) per tutto l’occidente europeo: la tonalità come sistema di organizzazione ed unificazione del materiale, l’armonia come costituente della forma, la metrica come regolatrice della dimensione dello sviluppo temporale.
La rinuncia al descrittivismo strumentale metateatrale – proprio di una estetica improntata alla espressione o imitazione di sentimenti ed immagini – è segno di fiducia nella autonomia ed autosufficienza del linguaggio dei suoni, le cui nuove leggi armonico-melodiche semplici e naturali permettono di agire con efficacia sul pubblico (che deve essere sempre e comunque coinvolto con chiarezza e compren sibilità nella trama del discorso). Più che ad un genere particolare dunque questi sei lavori aprono la strada ad una sensibilità tipica di generazioni future: sono proprio sinfonie (nel senso di combinazioni di più voci strumentali vere) o sonate (nel senso di musiche nate per essere suonate e non cantate) in cui il contrasto dinamico tra le coppie di movimenti lento-veloce proprio dello stile “da chiesa” si sposa con la stilizzata utilizzazione nel finale del modello di danza tipico del genere “da camera”.
In questo saldo ma duttile impianto formale di carattere architettonico il decorso musicale è quindi mobilissimo. Nei movimenti lenti (il secondo dei quali è sempre nella tonalità relativa a quella di impianto della sonata, in modo maggiore o minore a seconda dei casi) prevale sempre il dialogo, a carattere imitativo se non francamente a canone, tra le linee melodiche dei due violini, particolarmente liriche nei due lavori in tono minore, sopra un nastro sonoro prodotto dagli strumenti più gravi, che procedono in anda mento compatto ed omoritmico, spesso severo e maestoso come quello di una sarabanda.
Nei movimenti veloci, anche complessi ed articolati come il primo Allegro della seconda Sinfonia, la ricchezza melodica moderna (in quanto saldamente informata dallo schema armonico e non solo impiantata su di esso) ed un antico senso dello sviluppo del materiale tematico sono fusi con alta sapienza contrappuntistica; è quest’ultima a permettere una effettiva emanci pazione delle singole voci strumentali (l’introduzione del raddoppio reale delle viole verrà poi subito ripreso da Bach) dalla cui coopera zione ed integrazione origina la costruzione di frasi giustapposte secondo una sensibilità veramente “sinfonica”. Il ritmo armonico fluido e non irrigidito in schemi fissi, la variabilità della successione degli ingressi tematici nelle cinque voci, la particolare elaborazione di scrittura polifonica delle parti intermedie dell’organico al di là del semplice procedimento imitativo, le affinità tematiche tra i movimenti della stessa sonata (ad esempio i primi due della quinta): l’opera 2 è veramente atto di fede nell’autonomia e significanza della musica da parte di un artista ancora oggi in posizione troppo defilata e marginale nella storia dello sviluppo dei generi strumentali (am messo sia lecito tentare di costruirne una), alla cui rivalutazione speriamo che questa impresa discografica possa portare il suo mode sto ma concreto contributo.
Carlo Minestrini